Sergio Frattaruolo ci racconta come dormono e mangiano gli skipper in una regata solitaria attorno al mondo.
Questa volta parliamo di altri aspetti della vita quotidiana, iniziando dal sonno: anche durante una regata, un giusto numero di ore di sonno è vitale, ma come conciliare questa esigenza con la corsa in solitario?
Per ragioni di sicurezza, come evitare collisioni (in questa Vendée Globe ci sono gia state due collisioni con pescherecci che hanno causato l’abbandono delle barche, fortunatamente senza feriti) o adeguare la barca alle evoluzioni del vento e dello stato del mare, non è possibile “abbandonare” la barca a se stessa molte ore consecutive mentre si dorme. Inoltre la Vendée rimane una regata, è imperativo ottenere in continuo le migliori prestazioni.
La soluzione adottata dagli skipper è dividere il lungo sonno notturno in “pennichelle” chiamati microsonni. I microsonni durano dai 10 ai 30 minuti, a seconda dello skipper, del tipo di imbarcazione, della zona di navigazione e della regata.
Ad esempio sui Mini, dove è vietato il radar, quindi i rischi di collisione sono molto più alti, i miei sonni erano di 13 minuti ogni 2 ore, più un sonno lungo dopo l’alba di un ora e mezza (ovviamente alzandomi ogni 13 minuti per controllare la barca e l’orizzonte).
Sul timer avevo impostato 3 periodi: uno a 6 minuti per le situazioni difficili come la vicinanza con la costa e altre imbarcazioni, uno a 13 minuti e l’ultimo a 20 minuti per la modalità “domenica mattina”. Il timer è collegato a una o più sirene, per evitare di disabilitarlo inconsapevolmente e ritornare a dormire, spesso è installato un pulsante in pozzetto che deve essere premuto per spegnere la sirena. Quindi o ci si alza o la sirena continua a suonare sempre più forte!
Il mio peggiore risveglio è stato nell’arcipelago di Capo Verde durante la Transat 6,50 del 2011: avevo rotto un timone e stavo cercando di raggiungere Mindelo, mi sono svegliato trovando un branco di balene che incrociavano la mia prua a 100 metri di distanza…
L’esasperazione viene spesso raggiunta nella classe Figaro, una classe estremamente competitiva frequentata dai migliori solitari, i microsonni possono durare meno di 10 minuti e non dormono per le prime 30/40 ore. Ovviamente ritmi del genere non sono sostenibili per regate lunghe come il VG, ma non a caso i pretendenti alla vittoria spesso sono dei figaristi.
Ma come è possibile dormire in modo diverso dal solito ed essere riposati e lucidi?
Il microsonno, in realtà, è estremante produttivo: dopo un adeguato allenamento (training autogeno, yoga, ecc..) e se si è biologicamente predisposti si può entrare nella fase REM (la fase del sonno dove il cervello riposa e sogna) in un paio di minuti. Una cosa che continua a stupirmi è che si sogna a puntate: spesso durante il sonno successivo si riprende il sogno da dove lo si era lasciato.
Ci sono skipper bravissimi, ma che non riescono a gestire adeguatamente il sonno, di conseguenza nelle regate in solitario non riescono a ottenere i risultati che meriterebbero.
Gli orari per dormire non sono tutti uguali: a seconda delle persone ci sono orari più produttivi per dormire, al contrario in questi momenti siamo meno lucidi ed è più facile commettere errori, una buona prassi sarebbe quella di evitare operazioni complicate e pericolose in questi orari.
Dove si dorme? negli ultimi anni si sono diffusi i grandi puff che vedete spesso nelle foto. Li ritengo una ottima soluzione e l’utilizzo anche sul class 40: si adattano al corpo e consentono di dormire in qualunque punto della barca, in alternativa si dorme su brandine fissate alle murate e regolabili nell’inclinazione.
E adesso, il cibo!
Nella corsa oceanica in solitario deve essere tutto ottimizzato e sarebbe poco efficiente e pericoloso passare ore ai fornelli a preparare salse e manicaretti, inoltre la quantità e la varietà di cibo necessaria sarebbe difficile da gestire.
Il cibo più utilizzato sono i disidratati: buste monodose di cibi cotti a cui è stata tolta aria e acqua (l’acqua viene prodotta con il desalinatore usando acqua di mare); è sufficiente fare bollire dell’acqua, aggiungerla alla busta e il cibo ritorna “commestibile”.
Non mi piacciono, spesso sono cibi concepiti per la montagna con sapori assurdi che mal si addicono al movimento della barca…
Negli ultimi anni si sta diffondendo l’uso della pentola a pressione che permette di cuocere pasta e altri cibi velocemente e in sicurezza: Giovanni Soldini ad esempio è un maestro anche nell’uso della pentola a pressione.
Generalmente il cibo è diviso per sacchetti giornalieri divisi per zone climatiche (il fabbisogno alimentare che abbiamo all’equatore è molto differente da quello che avremo negli oceani del sud). Un sacchetto contiene 3 pasti principali, snack dolci e salati che oltre a sfamare danno un appagamento psicologico. A volte c’è anche qualche sorpresa, come bigliettini o regali, le donne sono imbattibili nel preparare queste sorprese.
Difficile trovare le giuste parole per descrivere l’emozione che si prova durante l’apertura del sacchetto. Immaginatevi di essere soli, da settimane, in mezzo al nulla, perchè in oceano non ci sono i delfini che giocano e gabbiani che volano, bisogna rimanere concentrati sui propri doveri e a far correre la barca. Ma quando si apre quel sacchetto, per cinque minuti si ritorna il bambino che scartava i regali il giorno di Natale. Trovare una sorpresa, un dolce casalingo, un biglietto con belle parole è una emozione che non ha prezzo.